Silvano Scalzini

L'inizio del gusto

Il mio Mistrà inizia a prendere forma circa quindici anni fà, ma lo avevo in testa fin da quando ho aperto il ristorante “Picciolo di Rame” nel 2000, i clienti anziani di queste terre mi dicevano; i piatti  vanno benissimo ma alla fine una goccia di Mistrà di quello buono fatto a casa lo dovresti tenere, anche quello e nella nostra vera cultura. 
Ho sempre risposto che quel tipo di liquore non lo potevo servire per via dei controlli. 
Ma mio padre mi regalò un piccolo Tamburlà da litro per farmi cominciare a fare esperimenti. Compravo alcool lo mettevo dentro aggiungevo gli anici e distillavo, fin dai primi tempi riuscivo a fare un ottimo Mistrà, il primo giudice era mio padre mi diceva; è buono ma è poco condito. Significava che aveva il gusto dell’anice ma mancava sempre qualcosa. 
Così decisi di dargli il sapore che mancava, per capire cosa ci si potesse mettere cominciai a farlo assaggiare ai vecchi contadini che venivano a mangiare da me, con il mio modo di fare cominciai estorcere furbamente i segreti di quelli che distillavano. Fu così che iniziai ad aggiungere questi loro segreti, poi le varie combinazioni e dosi ci sono voluti circa dieci anni, ma alla fine ho completato il mio Mistrà.
E’ stata dura ma alla fine sono riuscito a selezionare gli ingredienti più giusti, dosarli e dare loro una giusta sequenza.
Si lo ammetto ho usato i miei clienti come assaggiatori e quando loro cominciavano a dire “ammazza quantè buono, che cosa hai messo?” la risposta era semplice, questo è un segreto. A qualche cliente amico rispondevo con la battuta che alcuni vecchietti mi facevano ” ce metto tutto quello che ce dice – ci metto tutto quello che ci vuole per farlo buono”
Sopratutto negli ultimi tre quattro anni sono passato a farlo assaggiare anche ai clienti di altre regioni e nazioni, cogliendo anche le loro reazioni per gli ultimi aggiustamenti delle essenze fino ad arrivare al prodotto attuale.
Ricapitolando- la mia ricetta è frutto della speculazione sulle essenze che ho sottratto ai vecchi contadini maceratesi, fermani e ascolani, mentre per i dosaggi e le proporzioni mi sono fidato dei clienti veneti e trentini.
Questa è la storia del  ” mio Mistrà alle  7 essenze”.